giovedì 11 maggio 2017

Maltese (il romanzo del commissario) vs di padre in figlia

Nel corso degli ultimi mesi, la rete ammiraglia di viale mazzini ovvero rai1, ha scelto di proporre al pubblico due fiction molto diverse tra loro, ma al contempo con tante similitudini. Tutto il mondo è paese verrebbe da dire, se pensiamo che le fiction sono collocate agli antipodi del bel paese. Maltese infatti è ambientato a Trapani, in Sicilia, di padre in figlia in Veneto. Il primo è una storia di fantasia,mentre di padre in figlia narra di vicende realmente accadute. le prime similitudini si intravedono nel periodo storico, Maltese infatti è ambientato negli anni settanta, mentre di padre in figlia inizia negli anni sessanta per arrivare agli anni ottanta. Entrambe le fiction però, narrano di un'Italia fin troppo gretta, troglodita e per niente bella da vedere, anacronistica e difficile da digerire nel nostro tempo. Dario Maltese ha scelto di lasciarsi alle spalle Trapani e la sicilia, col carico di ricordi dolorosi che comportava; Il matrimonio di Gianni Peralta però, commissario di Trapani e suo più caro amico, lo porterà a farvi ritorno, per scegliere di restare quando, Gianni verrà assassinato assieme alla donna che lindomani avrebbe dovuto sposare e dalla quale aspettava un figlio. Maltese a quel punto, deciderà di restare per scoprire la verità, ricoprendo il posto di Gianni diventando dunque il commissario nella città di Trapani. sembra impossibile anche solo immaginare, che i produttori di maltese siano gli stessi di Montalbano, che niente ha a che vedere neanche lontanamente. Una fiction violenta, pesante da reggere, ansiogena, totalmente priva di momenti comici e quei pochi sprazzi di comicità che si prova a far intravedere, sono talmente esigui da apparire quasi impercettibili. Unico pregio potrebbe essere quello che ti catapulta all'interno della buia e arretrata realtà che racconta ma, il problema è che in quella realtà ti ci sprofonda. ritengo che la Sicilia abbia molto più da dare e da offrire e che la storia, basta ricordarla senza bisogno di riesumarla grazie a fiction becere intrise di mafia e violenza. Finchè si proseguirà su questa strada, dubito che ci si affrancherà mai dal sinonimo Sicilia mafia etc. sembra che la rai con questa fiction abbia tentato di imitare mediaset, con risultati ancora peggiori. Di padre in figlia invece, narra le vicende della famiglia Franza, Gianni è un padre patriarcale che non accetta che moglie e figlie possano nutrire il desiderio di studiare, lavorare, vivere senza il suo monopolio decisionale su ogni cosa ma, sarà proprio questo suo voler dettar legge a tutti i costi, a distruggere la sua famiglia. Anche in Maltese, si intravede chiaramente il concetto che per una donna, lo studio ed il lavoro siano un male, in perfetta sincronia con il periodo storico narrato. Di padre in figlia si conclude con un lieto fine e sembra che la stessa buona sorte sia riservata a Maltese, dove giustizia ed onestà dovrebbero trionfare ma ancora, mancano due puntate probabilmente caratterizzate dalla stessa violenza e arretratezza mostrate fino ad ora. In sintesi, due prodotti intrisi di grettitudine e profondamente trogloditi che certo, non avevamo bisogno di rivivere neanche pensando al fatto che possano avere un lieto fine. Dal punto di vista di chi non vede, entrambe le fiction sono perfettamente comprensibili grazie a suoni e dialoghi ma, soprattutto in Maltese, a causa dei tanti silenzi intervallati quasi sempre da musiche inquietanti, le spiegazioni migliorano facilitando ulteriormente la comprensione.

Nessun commento:

Posta un commento